DONAZIONE NON REMUNERATA GIORNATA RIPOSO NON SOLO BENEFIT
Dal 1967 la legislazione italiana prevede una giornata di riposo compensativo dal lavoro per i cittadini donatori di sangue o plasma. In questa giornata il lavoratore ha diritto alla normale retribuzione e al versamento (da parte del datore di lavoro) dei contributi ai fini pensionistici. Le successive leggi 107/1990 e 219/2005 hanno confermato tale scelta non in un’ottica di benefit, ma di valore sociale. Ma quanti sono gli italiani che usufruiscono del permesso post-donazione? Esistono differenze tra le regioni e tra maschi e femmine? Al momento della pubblicazione di questo numero di Avis SOS non disponiamo ancora di un dato aggiornato, ma a breve dovremmo ricevere e analizzare i dati Inps relativi al periodo 2011-13. E di questo vi offriremo un ampio approfondimento sui nostri strumenti di comunicazione.
Qualche considerazione, tuttavia, può essere fatta sulla base dell’incontro quotidiano con i donatori nelle sedi.
Il donatore di sangue volontario
non deve subire alcun danno
per il suo gesto spontaneo
Un’indagine, senza valore né pretese statistiche, realizzata nel corso dell’ultima settimana di marzo nella Casa dei Donatori di Sangue di Bologna ha rilevato che su una ventina di donatori presenti dal lunedì a venerdì, circa 8 su 10 avrebbero usufruito del permesso per astensione dal lavoro. Nel fine settimana la questione cambia: sabato e domenica le richieste di permesso sono una su 10. E il dato in regione non varia di molto dalla Pianura Padana. Lo confermano anche le interviste rilasciateci direttamente da donatori Avis di Vittorio Vegeto (Treviso), nel corso di una donazione straordinaria domenicale che riportiamo nel box. Quello che si può affermare con certezza, sulla base dell’esperienza di realtà regionali che da molti anni garantiscono l’autosufficienza del sistema trasfusionale nazionale contribuendo all’adeguatezza delle scorte di altre regioni, è che esistono molteplici motivazioni che avvalorano la sostenibilità del riposo post donazione. Il tentativo poi fallito di far passare al Senato della Repubblica, due anni fa, l’abolizione del cumulo a fini pensionistici dei contributi maturati nella giornata di riposo post donazione, ha messo in luce una visione poco lungimirante di cosa significhino i termini risparmio, risorsa, efficienza in tema di diritto alla salute il primo concetto da considerare è che il donatore di sangue volontario non deve subire alcun danno per il suo gesto spontaneo, quindi la tutela della sua salute e integrità è imprescindibile. Il recupero della volemia (volume totale del sangue presente nell’organismo) richiede almeno un paio d’ore e non è uguale per tutti; il reintegro totale delle componenti del sangue può variare da alcune ore fino ad alcuni giorni a seconda che si tratti di piastrine, plasma, globuli bianchi o altro. Non va inoltre sottovalutato il fattore di sicurezza sociale che questo implica: i donatori possono svolgere professioni impegnative e di responsabilità (autisti di mezzi pubblici o di mezzi pesanti, operatori specializzati di macchine sofisticate, ecc.) e quindi va evitata ogni possibile situazione di rischio per la propria e l’altrui incolumità.
I costi che ricadono sul sistema sociale dello Stato non sono certamente elevati, anche se a usufruire di questa possibilità fosse l’intera popolazione donatrice del nostro paese. Tali costi vanno infatti compensati con la minor spesa per la fornitura di sangue e plasmaderivati indispensabili alle attività del sistema sanitario. Di più: i donatori sono cittadini sani e controllati che effettuano meno indagini cliniche routinarie e pertanto le eventuali malattie sono gestite e trattate con anticipo e di conseguenza con minori probabilità di cronicizzazione e minori costi assistenziali e di spesa farmaceutica. Dal punto di vista etico è giusto che i cittadini che spontaneamente si mettono a disposizione in forma gratuita donando il proprio sangue agli altri abbiano un riconoscimento sociale Sono cittadini partecipi e responsabili che contribuiscono a elevare il capitale sociale del territorio di appartenenza, che dimostrano il fattivo valore della cittadinanza attiva, che rendono disponibile un “farmaco” indispensabile per la tutela della salute dei cittadini, che consentono al sistema sanitario di migliorare la qualità del proprio intervento. Creare condizioni accoglienti e di supporto a questa scelta volontaria non può che favorire la fidelizzazione del donatore, la sua tranquillità e mantenere alta la sua motivazione.
Vi sono infine ragioni di tipo organizzativo: il servizio sanitario ha necessità di disporre di sangue fresco ogni giorno e non solo nel fine settimana La programmazione di una raccolta continuata e costante mette in condizioni di valutare attentamente i bisogni, i consumi e di evitare lo spreco delle unità di sangue intero in iperdatazione.
La raccolta di sangue e plasma, soprattutto se gestita direttamente dall’Avis, continua a offrire la possibilità di donare il sabato o la domenica, cercando così di tenere conto di tutte le esigenze sociali e lavorative esistenti.
NOI, I DONATORI DELLA DOMENICA
Opinioni in libertà di alcuni donatori “colti” sul lettino a donare il giorno delle Palme
L’Avis di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, ha organizzato il 29 marzo scorso, domenica delle Palme, una donazione festiva. Hanno partecipato numerosi, in particolare, i donatori del Gruppo Avis di Colle Umberto. Ne abbiamo approfittato, grazie alla collaborazione della presidente di Vittorio Veneto Lorella Pial e a Luciano Sommanva che ha raccolto le dichiarazioni dei donatori, per chiedere ad alcuni di loro: ‘perché di domenica’? Molto interessanti le loro motivazioni, che vi riportiamo in breve.
Ugo. Sono associato ad Avis da qualche tempo Preferisco donare la domenica, se possibile, perché, ho un rapporto di lavoro non ancora stabile. In questo modo, pur sapendo di averne diritto, non devo chiedere nulla a nessuno e preferisco non pesare sull’attività della mia piccola azienda.
Paola. Sono una commessa. Ho deciso di venire a donare di domenica perché per me è più semplice. Non ho dovuto prendere permessi o appuntamenti sapendo che c’era la possibilità. Poi è bello donare insieme, l’ambito associativo è sicuramente più accogliente che l’ospedale
Augusto. Sono impiegato statale, fondamentalmente dono di domenica per comodità. Ho infatti più tempo libero e, tra l’altro, così riesco a non gravare con la mia assenza sull’ufficio in cui lavoro
Marisa. Sono una dipendente aziendale, scelgo di donare la domenica perché così non ho motivo di chiedere nessuna aspettativa alla mia azienda. È. un mio diritto, ma preferisco non farlo. Per me, poi, donare di domenica significa “condividere” con il mio gruppo (Colle Umberto) momenti di aggregazione e familiarità. Insomma “stare bene’ tutti insieme.
Roberto. Sono un dipendente della Regione Veneto. Ho scelto di donare in un giorno festivo sostanzialmente per due motivi. Il primo è per questioni organizzative, durante la settimana dovrei assentarmi dal lavoro per poter donare il sangue. Il secondo è per spirito di gruppo nei confronti degli altri “colleghi” donatori di Colle Umberto.
C’è anche una matricola, abbiamo colto la “prima volta” di… Dino. Sono qui per donare il sangue per la mia prima volta. La motivazione? Sono venuto, tramite un mio amico che mi ha informato, a fare qualcosa che desideravo da tempo. Oggi è stato un bel giorno per realizzare questo desiderio. Grazie.